![]() | Paleontologia sistematica |
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Gli esemplari tipologici
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I tipi della nomenclatura
Tutte le categorie dei taxa, fino al livello di famiglia, sono definite a livello tipologico, cioè tramite il tipo, un “portatore di nome” che collega in modo inequivoco un nome ad un certo taxon.
In tassonomia questo è il tipo nomenclaturale (che viene anche detto tipo biologico o semplicemente typus o tipo) che è un esemplare di una data specie sul quale si è realizzata la descrizione della stessa e che, in tal modo, convalida la pubblicazione di un nome scientifico su di esso basato.
Con il termine tipi si intendono quindi gli esemplari su cui si basano le descrizioni dei sistematici in relazione all’istituzione di nuove entità. Questi sono stati codificati dal CINZ (Codice Internazionale di Nomenclatura Zoologica) con circa sessanta termini tipologici:
Suddivisione dei tipi
Si distinguono in tipi primari, che sono quelli originali e in tipi secondari che sono esemplari che li sostitiuscono quando ad esempio i primari sono stati persi, distrutti o alienati e pertanto li impiazzano. Esistono anche località-tipo (dette anche locus typicus), posti caratteristici ed ottimali per la raccolta dei campioni che a volte costituiscono anche aree protette, come ad esempio quello paleontologico di Valle Andona, in provincia di Asti.
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La località-tipo di Valleandona Riporto l'esempio della caratteristica località tipo paleontologica di Valleandona, presso Asti, nota fin dall'Ottocento per i fossili abbondantissimi che si rinvengono sia in situ che nei dintorni, conosciuta e studiata da paleontologi e geologi di tutto il mondo. Si tratta di una incisione torrentizia del rio Andona che ha eroso la collina mettendo a nudo gli stati sabbiosi dell'antichissimo mare del Pliocene medio che, ormai coperti dalla vegetazione, si intravedono nella fotografia (fotografie del 2004). |
![]() Le "sabbie gialle" di Valleandona Affioramenti degli stati sabbiosi dell'antichissimo mare del Pliocene medio della località tipo di Valleandona, presso Asti, ricchissimi di molluschi fossili, messi a nudo dall'incisione torrentizia del rio Andona. Si tratta delle cosidette "sabbie gialle" caratteristiche di questa località che un tempo diedero nome allo "storico" piano stratigarfico chiamato Astiano (fotografia del 1973). |
Definizione dell’olotipo
La specie tipologica è la specie fondata su un tipo, che viene definito olotipo (dal greco olos = tutto, intero e typos = modello), cioè su un esemplare che la rappresenta e che dovrebbe essere conservato in un museo pubblico o privato e messo a disposizione degli studiosi.
Fisicamente si tratta di un esemplare unico, scelto dall’autore della descrizione, tra quelli del campione (con questo termine si intende un numero si due più esemplari) della collezione originale, rappresentativo della specie di nuova istituzione. Alcuni sono talmente preziosi a livello scientifico e storico da essere conservati in cassaforte.
Se quindi si fa riferimento ad un campione uno solo tra i suoi esemplari viene scelto per rappresentare e descrivere la specie e può prendere il nome di olotipo.
Il CINZ (Codice Internazionale di Nomenclatura Zoologica) stabilisce che possa chiamarsi olotipo solo l'esemplare indicato nella descrizione originale. Raccomanda poi che l'autore della descrizione di una nuova specie indichi il suo olotipo in una maniera che faciliti il suo successivo riconoscimento e dia la preferenza a un esemplare direttamente studiato dall'autore e non soltanto a lui noto per descrizioni o illustrazioni.
L'esemplare definito come olotipo quindi può servire per i confronti ma non è sempre così, perché ad esempio può venire smarrito o venire distrutto. In questo caso può essere rimpiazzato da un altro che prenderà il nome di neotipo.
Nel mio articolo dal titolo L'olotipo dell'elefante indiano, che compare in questo sito, riporto la storia curiosa che si cela dietro la descrizione dell’olotipo dell’elefante indiano da parte dell'illustre naturalista Carlo Linneo.
![]() Un olotipo di casa nostra La signora Argenta Tersilla, contadina di San Marzanotto presso Asti, nel 1993 scoprì in un terreno di sua proprietà i resti di una balenottera fossile che venne denominata Marzanottera tersillae in suo onore ed a ricordo della località di ritrovamento. In seguito agli studi eseguiti sul reperto fossile, gli è stata attribuita la categoria di olotipo. Nella foto il reperto conservato presso il Museo Paleontologico Territoriale dell'Astigiano per gentile concessione del curatore, Dott. Piero Damarco. |
![]() Vallesaurus cenensis esempio di nomen nudum Vallesaurus cenensis è il nome di questo piccolo rettile estinto, del Triassico superiore, appartenente ai drepanosauri che prende il suo nome dal professor Valle, ex direttore del museo di Bergamo, e dalla zona di Cene, presso Bergamo,dove venne trovato il fossile nel 1975. Il paleontologo Rupert Wild dello Staatliches Museum di Stoccarda, lo denominò nel 1991, ma senza una descrizione formale. Fu il Prof. Giovanni Pinna nel 1993 a descriverne l'olotipo, ma ancora il termine Vallesaurus fu considerato un nomen nudum. Solo nel 2006 i paleontologi Renesto e Binelli descrissero formalmente il genere e la specie (immagine scaricata da Wikipedia). |