L'olotipo dell'elefante indiano
15 novembre 2021
Gualtiero Accornero (autore del sito)






Storia singolare di un olotipo
Una storia curiosa che è durata fino ai nostri giorni si cela dietro la descrizione dell’olotipo dell’elefante da parte dell'illustre naturalisca Carlo Linneo (1707 - 1788). Linneo, come molti altri eruditi del tempo, non aveva mai visto un elefante, quindi per descriverlo si avvalse delle testimoniamze di altri suoi colleghi del passato.
Innazitutto ricordo che gli elefanti (Elephantidae) sono una famiglia di mammiferi proboscidati con sole tre specie viventi (nel passato erano molti): l'elefante asiatico (Elephas maximus), l'elefante africano di savana (Loxodonta africana) e l'elefante africano di foresta (Loxodonta cyclotis), precedentemente considerata una sottospecie di L. africana. Ancora in epoca storica è esistita una sottospecie di elefanti poi estintasi: l’elefante del nordafrica Loxodonta africana pharaoensis: erano questi i famosi elefanti da guerra utilizzati dai Cartaginesi nelle guerre puniche contro la Repubblica romana, per intenderci quelli di Annibale.
Lelefante africano "di savana" (Loxodonta africana) è più prande del suo cugino asiatico ed è facilmente identificabile per le grandi zanne e le orecchie ampie che conferiscono all’animale anche un aspetto aggressivo. L'elefante asiatico (Elephas maximus) ha invece orecchie più piccole in proporzione alla testa come anche le zanne, che spesso nelle femmine sono assenti o appena accennate. Anche il profilo del dorso risulta diverso: è più convesso e discendente dal garrese alla groppa.



Gli elefanti attualmente viventi
Esemplari di maschi di elefante. Da sinistra: elefante africano di savana (Loxodonta africana) e elefante asiatico (Elephas maximus). Si notano chiaramente le dimensioni maggiori delle orecchie e la lunghezza della zanne di L. africana (immagini scaricate da Internet).

Ricerca bibliografica
Venuto a conoscenza di questa vicenda che riguarda l'illustre Linneo attraverso ad un breve articolo, mosso da quella curiosità tipica di ogni naturalista, ho voluto approfondire l'argomento eseguendo una ricerca da "topo di biblioteca" avvalendomi delle infinite possibilità che il Web fornisce. Nella "rete" infatti è presente un numero incalcolabile di testi scientifici antici, storici e famosi consultabili e "scaricabili" gratuitamente.
Il problema è stato quello di rintracciare i volumi (si parla di conoscere il titolo esatto e scegliere la giusta edizione) ed individuare gli argomenti "nascosti" in migliaia di pagine scritte, in questo caso, prevalentemente in latino.
La lunga ricerca ha dato i suoi frutti e sono riuscito infatti a reperire i vari tomi ed a individuare le pagine che mi interessavano. È stata un grande emozione leggere le righe che già Linneo aveva consultato tre secoli prima e ripercorrere questo iter storico.
Linneo per il suo lavoro si riferì specialmente alle opere di Conrad Gessner (1516 - 1565), Ulisse Aldrovandi (1522 - 1605), John Jonston (1603 ÷ 1975), John Ray (1627 ÷ 1705) e Albertus Seba (1665 ÷ 1736) e leggendo le descrizioni ed osservando i disegni, riuscì a descrivere l'olotipo dell'elefante... però sbagliando.



La ricerca di Linneo per determinare l'elefante
L'opera di Linneo Systema naturae è una pietra miliare della zoologia: la sua decima edizione, datata 1758, è considerata il punto di partenza di tutta la nomenclatura zoologica. Prima di Linneo la classificazione consisteva dal nome del genere, seguito da una descrizione per esteso della specie: egli sostituì questo sistema inventando la nomenclatura binomiale più agile e precisa, in cui anche la specie veniva individuata da un unico termine. Non poteva quindi mancare la descrizione dell'elefante, animale che non aveva mai visto.
Linneo quindi ricercò nei testi di quei tempi i riferimenti per poterlo descrivere e, seguendo la sua ricerca, vediamo gli autori che consultò iniziando da Conrad Gessner.

Conrad Gessner (1516 - 1565) fu un naturalista, teologo e bibliografo svizzero. Erudito, in possesso di una cultura poliedrica, coltivò lo studio di numerose scienze, dalla teologia alla filologia, dalla botanica e zoologia alla medicina. Si occupò anche di fossili e minerali nella sua famosa De omni rerum fossilium genere del 1565. In un'altra sua famosa opera l'Historia animalivm - Quadrupedes vivipares del 1551, compare una delle prime descizioni zoologiche dell’elefante ed anche un'incisione che lo ritrae. Porta dei riferimenti alle guerre puniche e osservando l'aspetto dell'animale si evince che non si tratta probabilmete di una "copia del vero".



L'elefante di Conrad Gessner
Nella famosa opera Historia animalivm - Quadrupedes vivipares del 1551 di Conrad Gessner (1516 - 1565) compare una delle prime descizioni zoologiche dell’elefante.



Ulisse Aldrovandi (1522 - 1605) fu un naturalista italiano ante litteram che realizzò di uno dei primi musei di storia naturale, fu studioso delle diversità del mondo vivente, esploratore che si impose come una delle maggiori figure della scienza, nonché guida e riferimento per i naturalisti italiani suoi contemporanei. Nel 1603 per primo introdusse e coniò il termine geologia per indicare una nuova materia che si occupava della rocce, minerali e fossili.
Nella sua singolare opera Monstrorum Historia del 1642 (nella parte dedicata agli animali) riporta una delle prime descizioni zoologiche delle zanne di un elefante. Unitamente descive anche vare creature "fantasiose" che all'epoca si pensava esistessero (anche se nessuno le aveva mai viste, come l'eletante appunto). Per curiosità riporto a sinistra l'incisone raffigurante l’unicorno Camphurch che si pensava vivesse nelle isole Molucche in Indonesia.



Unicorni ed elefanti di Aldrovandi
Una delle prime descizioni zoologiche delle zanne di un elefante compare nella singolare opera Monstrorum Historia del 1642 (nella parte dedicata agli animali) di Ulisse Aldrovandi (1522 - 1605) dibe compre anche uan seroe di animali "fantasiosi! tra cui una curiosa l'incisone raffigurante l’unicorno Camphurch delle isole Molucche dell'Indonesia.



Linneo per il suo lavoro di classificazione dell'elefante si riferì anche a John Jonston (1603 ÷ 1675) naturalista e medico polacco, ed alla sua opera Historiae naturalis de quadrupetibus libri del 1560, in cui tratta di insetti, pesci, quadrupedi, ecc. descrive l’elefante indiano che raffigura in alcune incisioni. È curoso osservare che anche Jonston, come era consueto in quel tempo, tratta anche l’unicorno che all'epoca si pensava esistesse, in questo caso parla di un enigmatico Lupus marinus uno strano animale con le caratteristiche di anfibio anche citato dall'illustre Georges-Louis Leclerc di Buffon (1707-1788) nella a sua opera Histoire Naturelle.



L'unicorno e l'elefante di Jonston
Nell'opera Historiae naturalis de quadrupetibus libri del 1560 di John Jonston (1603 ÷ 1675) viene descritto l’elefante indiano che raffigura in alcune incisioni. Compare anche un enigmatico Lupus marinus, strano animale con le caratteristiche di anfibio.



Un elefante indiano nato nel 1630 nell’odierno Sri Lanka, fu condotto in Europa dagli Olandesi. Venne chiamato Hansken ed esibito come curiosità esotica itinerante, attorno al 1637 fu addirittura raffigurato in diversi disegni dal famoso pittore fiammingo Rembrandt. Giunto a Firenze nel 1655, fu esposto nella Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria, ma morì in città il 9 novembre dello stesso anno, L’artista fiorentino Stefano Della Bella, che già disegnava animali, eseguì un disegno dell’alefante morto dal titolo Elefante morto in Firenze addi 9 di novembre 1655. Attualmente il disegno di Della Bella si trova nella Biblioteca Reale di Torino, mentre lo scheletro di Hansken è conservato nel Salone degli Scheletri del Museo della Specola nel complesso del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze.



I ritratti di Hansken
L'elefante indiano dello Sri Lanka chiamato Hansken a Firenze, raffigurato dal famoso pittore fiammingo Rembrandt e il disegno di Stefano Della Bella che lo rirtrae morto



Questo elefante fu anche oggettto di sudio da parte di John Ray (1627 ÷ 1705) un naturalista britannico spesso definito il padre della storia naturale della sua madrepatria. In un viaggio in europa visita Firenze e vede lo scheletro di un elefante colpito dall'animale lo descrive nel suo diario di naturalista che pubblica nel 1664 col titolo Observations topographical, moral, & physiological.... Nel 1690 Ray pubblica poi l’opera Synopsis Methodica Animalium Quadrupedum et Serpentini Generis in cui descrive moltissimi animali cercando di classificarli e nel volume inserisce anche la descrizione anatomica dello scheletro dell'elefante che aveva visto a Firenze.
Linneo leggendo lo scrtiio capisce di aver finalmente trovato una descrizione anatomica scientificamente valida di un elefante e la utilizzerà per la sua classificazione inserendola nel suo famoso e storico Systema Naturae del 1758.

Il farmacista, zoologo e collezionista olandese Albertus Seba (1665 ÷ 1736) del 1693 manda in stampa la sua monumentale opera detta il Thesaurus, il nome per esteso è: Locupletissimi rerum naturalium thesauri accurata descriptio (Descrizione accurata del ricchissimo dizionario dei principali e più rari oggetti della natura). L’opera che tratta anche delle sue collezioni, è divisa in quatto tomi di oltre 500 pagine l’uno con splendide incisioni a colori. Compare anche una tavola con il feto di elefante che divenne famoso, infatti Linneo si basò anche su questo feto per la sua derscizione.



Un feto di elefante ispira Linneo
La tavola del feto di elefante della collezione di Albertus Seba (1665 ÷ 1736) nel suo Thesaurus e descrizione di Linneo del primo elefante nel Systema naturae del 1758.



Compare un nuovo elefante
Linneo non sapeva che esistevano due generi di elefanti: l’indiano e l’africano, così nella descrizione che compare nel Systema naturae del 1758 inserì le caratteristiche sia del feto di Seba (solo più avanti si capirà che era di Loxodonta africana) che dello scheletro di Hansken e battezzò l'olotipo col nome di Elephas maximus: non speva di aver classificato quello asiatico.
Solo più tardi, nel 1797, il naturalista Johann Friedrich Blumenbach studia e descrive un nuovo genere di elefante, quello africana, e lo battezza Loxodonta africana; si capirà poi che esitono due generi duvesi con unica specie.

Nel 2013 dei ricercatori europei con a capo il professor Enrico Cappellini (del Natural History Museum of Denmark), esaminarono il feto conservato "sotto spirito" nel Museo di Storia Naturale di Stoccolma e scoprirono che si trattava di Loxodonta africana. Appurarono anche che lo scheletro esposto ancora oggi al centro del grande Salone degli Scheletri del Museo della Specola di Fireze, osservato da Ray e citato da Linneo, era proprio quello di Hansken.
Sulla base della vecchia documentazione anatomica e sull’esame del DNA, i ricercatori hanno designato l’elefante di Firenze quale riferimento internazionale per la specie Elephas maximus, cioè l’olotipo dell’elefante indiano. Si chiariscono così gli aspetti della nomenclatura scientifica di una delle specie più fondamentali, affascinanti e note del regno animale.





Lo scheletro di Hansken
Lo scheletro di Hansken conservato nel Salone degli Scheletri del Museo della Specola nel complesso del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze. Si tratta della specie Elephas maximus, cioè l’olotipo dell’elefante indiano. Si tratta quindi di un caso di nomen nudum.