In memoria del Prof. Giovanni Charrier
22 marzo 2007, con aggiunte del 30 settembre 2022
Gualtiero Accornero (autore del sito)






Un personaggio straordinario
Nel marzo del 2007, grazie ad Dott. Edoardo Martinetto (Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Torino) che mi ha fornito un estratto della rivista GEAM (da cui ho attinto sia per la foto che per diverse notizie), sono finalmente riuscito a sapere quando il professor Giovanni Charrier è mancato ed apprendere qualche notizia in più sulla sua vita.
Al prof. Charrier (Torino, 1920 - Fabriano, 2000) infatti devo molto e mi sembrato giusto dedicare un breve scritto in memoria della sua persona che, dalla fine degli anni settanta, non ebbi più occasione di incontrare.

Ero già appassionato di paleontologia fin dal 1969, e nel 1974 grazie ad un personaggio straordinario, il Prof. Giovanni Charrier (laureato in Farmacia e in Scienze Naturali, libero docente di Paleobotanica) docente di Geologia presso la Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino, la mia passione ebbe una seria svolta "scientifica". Al professore parlò di me e della mia passione per i fossili un suo allievo, mio caro amico, e subito il professore volle conoscermi e così mi fu presentato.
Probabilmente il professor Charrier vedeva in me un giovane mosso da una grande passione per questa materia e gli ricordavo la sua gioventù: mi aveva addirittura messo a disposizione il suo studio nel Politecnico di Torino per consultare testi e pubblicazioni di paleontologia sotto la sua guida. Mi consigliò anche di iscrivermi alla facoltà di Sienze Naturali, cosa che feci, ed alla SPI (Società Paleontologica Italiana) di cui sono socio fin dal dal 1975.
Il sabato mattina spesso mi recavo in quella stanza delle meraviglie piena di cassettini zeppi di fossili, vetrini campioni, ecc. ...e molte pubblicazioni, che usavo per classificare i campioni che raccoglievo nelle uscite su terreno. Avevo chiesto infatti chiarimenti riguardanti fossili rinvenuti nei dintorni di Asti. Come tutti gli appassionati di paleontologia piemontesi di quel tempo, anche il sottoscritto iniziò ad appassionarsi alla materia classificando bivalvi e gasteropodi fossili con l'aiuto dei volumi dell'opera chiamati il Bellardi-Sacco che mi venne messa gentilmente a disposizione.

Il Prof. Charrier, personaggio d'altri tempi, allora già verso la pensione, mi raccontò che durante l'ultima guerra era solito aggirarsi sulle pendici del piccolo colle torinese del Monte dei Cappuccini, alla ricerca di fossili. Il Monte dei Cappuccini è un'amena località cara a tutti i torinesi, sede dell'omonimo convento e chiesa al cui fianco sorge oggi anche il Museo della Montagna, ma è anche conosciuta dai paleontologi quale località fossilifera del Miocene. Il giacimento è noto fin dalla metà del Seicento, infatti durante la costruzione del convento, la storia ricorda che i frati scavando le fondamenta rinvennero moltissime conchiglie fossili.
La cosa si ripetè durante la Seconda Guerra Mondiale: i soltati che stavano scavando le gallerie del vasto rifugio antiaereo nel corpo collinare, estraevano infatti numerosi fossili. Il giovane Charrier, già allora appassionato di paleontologia, scambiava i reperti che i militari trovavano con delle ambite sigarette.
I fossili più difficili da ottenere erano dei grossi denti di squalo (probabilmente del gen. Carcharodon) che i militari infilavano nella retina dell'elmetto quale fiero ornamento.





Malacofauna fossile del Monte dei Cappuccini
Due esemplari di bivalvi del genere Glycymeris raccolti nel sito miocenico ormai scomparso del Monte dei Cappuccini e pertanto diventati rari. Gli esemplari, con altri provenienti da questo sito storico delle collina torinese, sono esposti al pubblico nella collezione paleontologica del Museo di Storia Naturale Don Bosco di Valsalice di Torino.


La cosa forse più interessante è che il professore mi raccontava del grande geologo piemontese Federico Sacco, che conobbe di persona, dicendo che spesso si recava nell'astigiano da solo in treno, poi in carrozza, e si aggirava tra le colline con lo zaino in spalla e martelletto alla ricerca di fossili. Quando il 2 ottobre 1948 all'età di 84 anni Federico Sacco mancò Charrier aveva 28 anni, quindi era stato probabilmente un suo professore durante i corsi univesitari.
Per me giovane, appassionato di paleontologia, quel personaggio divenne allora un mito ed un esempio: influenzò decisamente il mio approccio scientificamente corretto verso la Paleontologia.


Una doverosa commemorazione
La rivista GEAM (Associazione Georisorse e Ambiente) al tempo ne pubblicò il necrologio a cui ho attinto sia per la foto che per le diverse notizie sulla produzione scientifica del professore. Ho deciso di riportare letteralmente tale testimonianza che fu usata per introdurre anche il suo ultimo articolo, mai pubblicato, dal titolo Riflessioni sulla Terra del passato del presente e dell'avvenire.


La recente scomparsa del Prof. Giovanni Charrier (Torino, 1920 - Fabriano, 2000) ha suscitato emozione e rimpianto in quanti, amici, studiosi ed allievi, ebbero modo di frequentarlo e di apprezzarne le peculiari doti sul piano umano, scientifico e didattico. Intensa ed esemplare in tutto l'arco della carriera (dal 1949 al 1981), ed anche oltre, fu la sua attività di studio e di ricerca, documentata da tre libri di testo e da un'ottantina di pubblicazioni, che ne evidenziano la pluralità di interessi scientifici, la vasta cultura e la solida preparazione tecnica: da ricordare particolarmente l'alto grado di specializzazione nell'analisi di pollini e spore fossili e nell'interpretazione delle loro sequenze stratigrafiche.
Dei cospicui risultati di così ragguardevole operosità Egli sapeva ben avvalersi, riversandoli, vivificati dalla naturale inclinazione per gli aspetti speculativi della scienza, nell'insegnamento della Geologia, non esitando talvolta a sconfinare dai limiti programmati di un corso di tipo istituzionale per avventurarsi e coinvolgere i fortunati (a suo dire pazienti) allievi nel campo avvincente, a tratti profetico, della filosofia naturale.
A quei trascorsi ormai lontani, ma ancora vivi nel ricordo di molti, sono ispirate queste "Riflessioni" a sfondo escatologico sull'evoluzione del nostro pianeta, ultimo lavoro del Prof. Charrier compiutamente redatto per la pubblicazione: come tali rappresentano per noi un lascito aggiuntivo di dottrina e di pensieri maturati nel volgere di un'esistenza singolare, estranea ai clamori accademici, trascorsa nel raccoglimento dello studio e nel silente adempimento del dovere.
Il professor Giovanni Charrier.



Un ricordo di uno studente
L'Ing. Umberto Bozino, già allievo del Prof. Charrier nell'aprile del 2009 mi inviò una bella email che mi appresto a pubblicare di seguito per intero ringraziandoLo per il contributo.

Con sorpresa e molto piacere ho potuto avere notizie del professor Charrier mio docente di Paleontologia, per lo studio dei fossili guida ,al Politecnuco di Torino, anno 1954. Ricordo ancora le sue lezioni che ci avvincevano per la semplicità e chiarezza con le quali ci conduceva nel mondo affascinante e complesso della Paleontologia, della quale si poteva capire, aveva una conoscenza profonda e cosi pure per le scienze geologiche e dei giacimenti minerari. Anche i Suoi colleghi del dipartimento di Mineraria avevano per Lui un profondo rispetto .Nelle dispute accademiche su problemi di classificazione di situazioni geologiche complesse ,nel corso di viaggi e visite di studio promosse dal Politecnico, i nostri Professori affidavano sempre a Lui ,uomo di rara modestia,l'ultima parola, sempre risolutiva.
Ricordo anche la sua partecipazione a fine lezione a nostre domande su argomenti connessi alla sua materia. Parlando di evoluzione delle specie, che nel suo laboratorio con la raccolta di migliaia di specie di microfossili, e per ognuna con più eseplari morfologicamente attestanti la propria evoluzione,era semplicemente parlante, si venne un giorno alla domanda cruciale: come si origina una specie?
La risposta di Charrier la ricordo ancora ora: "nei miei studi ed in quelli oggi a me noti di altri accademici paleontologhi, non vi è alcuna evidenza scientifica che una nuova specie sia nata dal processo evolutivo di una specie preesistente, per noi studiosi è ancora un mistero".
Pochi mesi addietro, ho assistito ad una conferenza tenuta dal Prof. Oddifredi sul suo ultimo libro su Darwin. Al termine della conferenza ho preso la parola, per chiedere se quanto avevo appreso dal Prof. Charrier sull'origine delle specie, fosse ormai superato e risolto, chiedendo indicazioni su eventuali pubblicazioni di sua conoscenza, in merito alla questione.
Dalla risposta completamente evasiva ho avuto la conferma che sull'argomento siamo ancora non lontani da quanto ci aveva detto il nostro Prof. Giovanni Charrier.


Umberto Bozino


Notizie sulla produzione scientifica del Prof. Charrier
I principali campi di ricerca ai quali il Prof. Giovanni Charrier (laureato in Farmacia e in Scienze naturali, libero docente in Paleobotanica) si è dedicato sono stati i seguenti.

Geobotanica - Tra il 1947 e il 1951 ha compiuto il rilevamento floristico della Val Sangone e del Bacino del Chisola (Piemonte), finalizzato alla rappresentazione cartografica ed all'interpretazione fìtogeografica dell'assetto vegetazionale di quelle vallate. Altri studi di carattere geobotanico riguardano la distribuzione di alcune specie di piante vascolari in Sardegna.
Rilevamento geologico - Nel corso di impegnative campagne, dal 1952 al 1961, ha rilevato settori dei quadranti HI e IV del Foglio 181 (Tempio Pausania) e I, II e IV del Foglio 207(Nuoro) della carta geologica della Sardegna. Alcune note illustrano le caratteristiche geologiche del territorio esplorato.
Paleontologia e stratigrafia - In numerose pubblicazioni, corredate da una ricca documentazione iconografica, sono consegnati originali contributi alla conoscenza della flora fossile (in particolare legni silicizzati) di alumcune regioni italiane, della formazione oligocenica di Pianfolco nell'Appenino Ligure della fauna pliocenica di Lessona nel Biellese, della malacofaima di arenali a clima caldo del Tirreniano nel Golfo di Oroseì (Sardegna).
Climatologia - Una copiosa serie di lavori di largo respiro, basati studio di reperti paleofloristici (particolarmente da depositi torbosi e lacustri) e paleofaunistici, integrato dal ricorso ai moderni metodi di datazione, ha recato nuove e risolutive conoscenze sull'evoluzione del clima e dell'ambiente durante il Quaternario nel settore delle Alpi occidentali italiane.

Segnalo infine i libri di testo di cui il Prof. Charrier è stalo autore e tutti pubblicati dalla Libreria Editrice Universitaria Levrono e Bella di Torino:

- Lezioni di Paleontologia vegetale ed animale (1° ed.), 1953;
- Paleontologia* (2° ed. di Lezioni di Paleontologia vegetale ed animale), 1973;
- Fondamenti moderni delle scienze geologiche*, 1962;
- Geologia - Introduzione allo studio delle scienze della Terra, 1978
* = volumi in mio possesso